Mita Medici, dal Piper al grande Teatro
Mita Medici se la porta appresso da sempre una certa vivacità, l’ha rivelata da quando aveva 15 anni, ragazza del Piper, e la buona musica era colonna sonora della gioventù. Oggi è una donna che riconosce in sé “i germi di libertà, coraggio, contestazione ragionata”. E si può aggiungere anche bellezza, una bellezza intesa come fascino e vitalità, immagine di una generazione e idee in movimento. E i maestri? “I maestri sono innanzitutto i genitori, e poi c’è la sensibilità per le cose viste, lette.” Suo padre, Franco Silva, nome d’arte di Francesco Vistarini, attore bravo e popolare, molto ammirato dalle donne, spesso faceva con lei delle lunghe passeggiate. Erano chiacchierate, sorrisi, serenità, non senza il seguito dei fotografi. “Siamo molto simili, mi manca”, dice Patrizia - è il vero nome di Mita, - che è sorella di Carla, scrittrice, sceneggiatrice, autrice di testi, di canzoni famose. Mita ha indirizzato la creatività su un altro territorio. Aveva 13 anni quando papà la portò a teatro, a vedere “Vita di Galileo” di Bertolt Brecht, edizione storica, regia di Giorgio Strehler, con Tino Buazzelli. E lì scattò la magia:”Una messinscena meravigliosa. Una favola.”
Ma la cifra di Mita è l’ironia. Come quella che sprigionava Paolo Poli, con le sue mille voci allusive, nel ‘68, quando insieme fecero l’operetta “Al cavallino bianco” in Rai, con un successo straordinario. Un grande spettacolo con interpreti di talento (con Mita Medici, Gianrico Tedeschi,, Gianni Nazzaro, Angela Luce, Mario Pisu, Maurizio Micheli) e di genio come Paolo Poli con la la famosa entrata di Sigismondo “il più elegante e il più giocondo”.
E accanto a un altro grande, Alberto Lionello, eccola nella compagnia della commedia musicale “Ciao Rudy”, con Loredana Bertè, Giusi Raspani Dandolo, Paola Borboni. Era il ‘72:”Mi chiamarono Garinei e Giovannini. Un’impresa fantastica. Devi avere qualcosa dentro!” Magari il carattere:“Mi cercarono per Canzonissima, feci il provino, fui scelta e arrivò la popolarità.”
La grande televisione e il grande teatro. Mita Medici ha recitato Shakespeare, Cocteau, Strindberg, Molière. È stata diretta da registi come Giancarlo Cobelli e Franco Enriquez. Ma che cosa l’affascina della scena? ”Mi piacciono molto le prove, momento creativo, stupefacente, fino all’ultimo si apre una luce sul personaggio. Qualcosa che t’aiuta a costruire lo spettacolo, l’intreccio, il rapporto col pubblico.”
1967, Mita Medici e Giancarlo Gianni - “Non stuzzicate la zanzara” con Rita Pavone, regia di Lina Wertmuller ( film preceduto l’anno prima da “Rita la zanzara”)
Come per la vita di Alda Merini, che ha raccontato a teatro, “mentre dialogavo con la poetessa e siamo diventate amiche.” E poi un suo lavoro,”Sono una figlia dei fiori”, é piaciuto molto ai giovani:”È nata una discussione di un’ora.” Ecco la storia con Califano,” una storia importante. Siamo stati benissimo. Quando Franco è morto siamo andati a cena con un gruppo di amici. Per ricordarlo. All’uscita del ristorante una donna che lo conosceva mi ha fermato e mi ha detto: lei è stata la sua ispirazione fino alla fine.” Ed è stata anche d’ispirazione, Mita Medici, con quel film che ha fatto sognare ragazzi e ragazze, “Pronto...c’è una certa Giuliana per te”, regia di Massimo Franciosa. Era il 1967 e l’amore tra due studenti rivelava l’ansia di ribellione alla vita borghese.
Tensioni che tornano in “Plagio”, 1969, diretto da Sergio Capogna, girato a Bologna nel bel mezzo della protesta studentesca. E Mita fu incredibilmente rapita:”Ci mancava anche questa! Uno scherzo dei sessantottini, volevano attirare l’attenzione con un’impresa clamorosa. Arrivarono su una Fiat 500 e mi portarono via. Ma tutto finì per il meglio.” Tra finzione e realtà. È il destino degli attori, come quando Mita interpretò il suo primo film - “L’estate”, 1966, diretto da Paolo Spinola, regista raffinato - insieme a un altro mattatore, Enrico Maria Salerno. Lei che è “pazza del mare” ha incontrato così il mare della Sardegna. Le inquietudini, i turbamenti di una famiglia bene nell’incanto di una Costa Smeralda ancora nascente. “Semplicemente non c’era, ma c’era una bellezza selvaggia. Un paradiso azzurro. La solitudine della natura gallurese. In Sardegna - racconta - ho conosciuto persone meravigliose. Sono molto legata all’isola. Ricordo sempre Gigi Riva, una persona speciale, leale, integra, come ha dimostrato il grande affetto per la sua scomparsa, che ha lasciato un vuoto, sensazioni che poche volte si provano.”
A Cagliari e Olbia ha portato una commedia di Menandro, “La donna di Samo”. Davvero un tris d’assi: Mita Medici, Paolo Ferrari e Ernesto Calindri. E allo stadio Amsicora ha cantato “Sora Menica”, uno dei motivi preferiti anche da Gabriella Ferri, dopo una partita di calcio della squadra femminile rossoblu, quand’era presidente Alvaro Amarugi. Certo che però è ancora innamorata della sua Roma:”Ricordi, angoli meravigliosi. E poi i romani hanno la capacità di vivere e lasciar vivere. Insomma, come si dice da noi, gajardi.” Una grande interprete che Mita Medici avrebbe voluto frequentare è la divina Greta Garbo:”Alla fine degli anni settanta ho vissuto a Los Angeles, ho frequentato il Lee Strasberg Theatre and Film Institute e anche l’Actors Studio a New York. Proprio a New York un giorno ho vista la Garbo. Ho avuto la tentazione di avvicinarla, ma non l’ho fatto. Un personaggio dell’altro mondo. Ho scritto una cosa su di lei. Dicono che per certe espressioni le assomiglio.” Il mito di Greta riuscì a catturarlo Inge Feltrinelli, nel 1952, all’angolo di Madison Avenue:”Ho fatto clack e l’ho fotografata! Anche se non avevo la tecnica, avevo colto l’attimo!”
Greta Garbo a New York, fotografata da Inge Feltrinelli
L’attimo delle donne, che percorrono strade tortuose, e però vanno avanti. Ha rimpianti Mita Medici? “Qualche rimpianto ce l’ho, pure qualche rimorsino. Impossibile non averne, pensi di aver sottovalutato qualcuno o qualcosa.” La memoria a volte scava. A proposito, chi era davvero la ragazza del Piper, Mita Medici o Patty Pravo? “Fate come ve pare. È stato un momento meraviglioso. Che te lo dico a fà. Vitalità, energia, avevo 15 anni. Liberi, si ballava, si discuteva, bella musica.” E ora? Mita è un’artista completa: balla, canta, recita, come certe dive americane. Per lei “la vita è fatta di incontri, non di successi” e “la felicità sono tanti attimi che ci accompagnano nella dura lotta dell’esistenza.” Vengono alla mente alcuni versi dell’amica poetessa, Alda Merini:”Sorridi donna/sorridi sempre alla vita/anche se lei non ti sorride...”
Mita Medici e Franco Califano